Alcuni aspetti del viaggio III - La nostalgia del viaggio di Kipling

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Gentili Signori, perdonatemi, ma non vado oltre con il mio elenco, anche se mi sento come quel rappresentante di commercio che disse: “Se non vi interessa vedere il mio campionario, lasciate almeno che vi dia un’occhiata io stesso. E’ da così tanto tempo che non lo faccio!”
 
In futuro, probabilmente non vi sarà più alcun legame con i piaceri, le preoccupazioni e le fatiche del passato. Essi saranno dimenticati, come sono stati dimenticati l’odore del sapone fatto in casa o il sibilo e i colpi del correggiato sul suolo dell’aia. Qualche tempo fa, un uomo mi ha scritto dal Canada: “Siamo entrati in una zona di frumento larga quaranta miglia e abbiamo lasciato indietro il cavallo.” Già adesso è possibile attraversare in treno, in meno di una settimana, la serie di odori così delicatamente graduati, così suggestivi e pieni di significato che si adagiano come un’iridescente conchiglia di ostrica lungo le duemilacinquecento miglia dell’Africa meridionale e riportare come unico ricordo di viaggio un’impressione generale di sole e di fumo di carbone. E, come si dice sempre quando si è all’apice di una rivoluzione: “ Questo non è che l’inizio.”     
 
Provate a pensare per un attimo a una generazione completamente disgiunta da tutti gli odori terrestri e marini conosciuti - persone che salgono e scendono attraverso gli strati inodori dell’atmosfera senza essere preparate con i loro sensi ai profumi che sono l’essenza stessa del paese nel quale stanno per atterrare. I mezzi di trasporto usati finora ci hanno lasciato il tempo di adattarci mentalmente ai nuovi orizzonti e di entrare in contatto gradualmente con la terra e con l’acqua ed i loro cambiamenti. In futuro, non sarà più possibile alcun adattamento e non esisteranno più gli orizzonti che avevamo conosciuto.
 
Niente più giornate faticose, di quelle che mettono alla prova ma che allo stesso tempo fortificano; niente più notti spaventose, seguite da ritorni alla normalità; niente più sudore, sofferenze, panico per l’isolamento e la mancanza di aiuto. Per quanto ci è dato sapere, spariranno tutti gli ostacoli che hanno caratterizzato in passato i nostri spostamenti.
 
Fino a oggi, la vita ci aveva insegnato ad amare ciò da cui o per cui siamo stati puniti e che ci ha causato sofferenza. Amiamo un cane randagio che abbiamo raccolto e vegliato per una notte o due. E tanto più amiamo l’angolo di terra al quale abbiamo sacrificato reputazione, salute e vita!
 
Lo stesso accade per le persone. Si ama un compagno di viaggio che si è rivelato affabile in un’escursione di sei o sette giorni. Ancora di più si ama l’uomo che, senza arroganza o disonore, ha guidato per migliaia di miglia e centinaia di giorni, con sforzi ripetuti e incessanti difficoltà, verso la vittoria desiderata o verso la gloria sublime di una disfatta affrontata con onore. Qualsiasi uomo è capace di incitare i cani dietro alla volpe che non ha più scampo, ma soltanto un uomo vero sa riportare indietro la muta con le code dritte, dopo che essa ha perso le tracce dell’animale o se l’è visto sottrarre da un altro gruppo di cani. La carica di energia sprigionata da alcuni individui,  che si comunica ai compagni sostenendoli – tenendoli letteralmente sollevati – anche quando i loro nervi sono come fili elettrici scoperti e le loro bocche sono piene del sapore amaro della fatica e della febbre è uno dei misteri della personalità umana. Non vi sono segni esteriori che permettano di riconoscere queste persone, prima che abbiano dato prova dei loro poteri. Il loro segreto non è trasmissibile. Un uomo, senza sforzo apparente, trae vantaggio dall’equivalente umano di tre bestie cieche e un cavallo ombroso e fa loro compiere miracoli, un altro trasforma, con precisione scientifica, una mezza dozzina di uomini scelti in scolari scontrosi e sleali. E tutti si meravigliano come questo possa accadere.

La spiegazione è stupefacente quanto il fatto stesso. Qualche tempo fa hanno chiesto a un uomo perché continuasse a seguire una certa persona famosa, affrontando con lui disavventure spiacevoli. Ecco la sua risposta: “ Lo conosco da molti anni e non ricordo di averlo mai sentito lamentarsi del caldo o del freddo, di essere bagnato fradicio o ammalato, ma non si è mai dimenticato di qualcuno che lo fosse.” Il fedele compagno di un capo spedizione dal carattere notoriamente difficile ha scritto: “Sì, egli è tutto quello che dite e ancora di più ed è andato peggiorando con gli anni, dato che l’età, anziché addolcirlo, lo ha reso più amaro. Ma si è sempre addossato le colpe degli uomini della sua squadra e non ha mai esitato a mentire pur di salvarli.” Un uomo al quale avevo chiesto come mai non  viaggiasse mai con un altro che conoscevo, mi rispose: “Il Tale non ha paura di nulla, eccetto che dei giornali e questo mi è bastato per addurre sempre altri impegni." Analizzando questi documenti si deduce che lo spirito di sacrificio, la lealtà, la dedizione al bene comune e una solida concezione dei propri obblighi morali sono le qualità richieste a un capo. Allo stesso tempo, si dà per scontata la sua capacità di essere autosufficiente e di saper stare da solo.

In ogni spedizione possono accadere incidenti imprevedibili o inevitabili. Un uomo in gamba, che è riuscito a tenere insieme, a prezzo della sua energia vitale, un’accozzaglia sgangherata di persone, può essere messo alla prova fino al punto di rottura per essere poi “trattato ignominiosamente e condannato senza pietà”, come dice Hakluyt. Ogni uomo ha un limite invalicabile oltre il quale non bisogna andare e a casa soltanto il dottore, le infermiere e il prete conosceranno la fine della storia. Non lo sapranno invece né la carovana né i coolies sogghignanti e il mondo ne verrà a conoscenza soltanto in un secondo tempo.
 
Episodi come questo e altri, ancora peggiori, fanno parte della legge della strada. Essi, tuttavia, non hanno mai dissuaso gli uomini dal condurre o dal seguire spedizioni. Ancora oggi, basta che qualcuno annunci la sua intenzione di andare per qualche tempo a giocare con la morte su di un terreno sfavorevole perché subito migliaia di suoi concittadini coscienziosi e perbene compiano bassezze di ogni genere, diventino servili e adulatori  e mentano come il peggiore dei bugiardi, per vedersi assegnare una parte nell’avventura.

Ma che cosa succederà in avvenire? In quali termini si tradurrà, nelle condizioni di domani l’energia, vecchia come il mondo, che ha spinto l’umanità a viaggiare contando solo sulla forza dei propri piedi? Fino ad oggi ci siamo spostati in due dimensioni, con il solo aiuto di tre bestie da soma e uno scaldino con qualche tizzone ardente. Ora, possiamo muoverci in tre dimensioni e la nuova libertà di movimento ci distrae, disturba le nostre relazioni e cambia i nostri giudizi. Le nostre menti sono gravate dal peso di memorie ancestrali di fatti immutabili: distanze da percorrere, separazione dai familiari, nostalgia di casa, paura di incidenti, tempo orribile. Il mare, nonostante i nostri ripetuti assalti, è rimasto estraneo e in gran parte insondato; le catene montuose causano ritardi e deviazioni; il deserto e le zone selvagge devono essere affrontati con le zappe e un uso prudente delle mine, per ricavare nascondigli dove sotterrare le provviste; la mancanza d’acqua per duecento miglia ci fa scuotere la testa e trascinarci  sconsolati tutt’intorno. Fino a qualche tempo fa, affrontavamo tutto questo dimessamente, grati di avere una scusa per rinunciare. Oggi noi abbandoniamo a malincuore la nostra strada, pieni di risentimento e determinati a tornare indietro per superare le difficoltà                                           

Fra poco – anzi, già adesso - quelle duecento miglia saranno convertite nel loro equivalente unificato. Cinque miglia della fanteria, dieci della cavalleria, dodici di un carretto del Capo e cinquanta di un’automobile corrisponderanno tutte a una durata di due ore, senza che la presenza sul tragitto di un deserto o di dodici catene montuose cambi di cinque minuti l’orario finale.
 
Mese dopo mese la terra si restringe, nella realtà come nell’immaginazione. Ce ne rendiamo conto dal movimento e dal rumore del metallo tutt’intorno a noi. Per il momento, le nuove macchine stanno distanziando l’umanità. Abbiamo fatto tagli enormi – altri ne faremo di impensabili – nella concezione dello spazio e del tempo, che tanto ritardo e tanto spreco di energie hanno causato nel progresso del mondo. Non dobbiamo meravigliarci se questa macchina di dimensioni mondiali che chiamiamo civilizzazione comincia ad andare a tutta velocità, surriscaldandosi leggermente o se gli spettatori che assistono a questo fenomeno sono eccitati, sia pure brontolando un po’. Questa sera voi potrete vedere la stessa frenesia nella sala macchine di un qualsiasi  transatlantico che faccia uscire le sue eliche dalle acque dell’oceano. Per il momento, la potenza sviluppata dalle macchine è superiore al lavoro che è loro richiesto. Ma appena l’umanità avrà ripreso il controllo, il loro carico sarà aumentato ed esse si adatteranno perfettamente alla nuova produzione e  garantiranno un meraviglioso rendimento.

In verità, più che le conquiste del futuro, ci interessano gli uomini del presente, che esplorano la nuova linea d’orizzonte e forniscono informazioni sulla sua fantastica sagoma. Tutto o quasi tutto quello che si poteva ottenere con i mezzi tradizionali è stato ottenuto e messo a nostra disposizione. Il vecchio meccanismo è a pezzi e gli stati d’animo e le emozioni legati ad esso sono destinati a seguire lo stesso destino. Soltanto lo spirito dell’uomo continuerà il suo cammino, immutabile e indomito. Faranno la loro comparsa – stanno già prendendo forma – pericoli altrettanto crudeli di quelli che dovettero affrontare  Hudson e Scott e sogni di portata mondiale, che infondono nuova vita o per i quali si è pronti a morire, come quelli di Colombo e Cecil Rhodes. Ci saranno decisioni da prendere terribili quanto quella di Drake allo Stretto di Magellano o di Oates un po’ più a sud. Nessuna malattia, difficoltà di rifornimento, distanza da coprire o smarrimento del carico farà qualche differenza. Non vi saranno vuoti nella colonna in marcia. Gli uomini di oggi hanno cominciato la scoperta del nuovo mondo con la stessa passione e devozione con cui i loro predecessori hanno portato avanti la scoperta del vecchio.


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